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Barletta, omicidio Cilli: in carcere Dario Sarcina e Cosimo Damiano Borraccino

I due 34enne sono ritenuti i responsabili del delitto del giovane 24enne, scomparso il 16 gennaio. "Si è lavorato in maniera costante e precisa", ha dichiarato il procuratore di Trani, Renato Nitti

Dario Sarcina e Cosimo Damiano Borraccino, entrambi barlettani di 34 anni, sono ritenuti responsabili rispettivamente dell'omicidio e del concorso in omicidio di Michele Cilli, il 24enne barlettano scomparso lo scorso 16 gennaio al termine di una festa alla quale aveva partecipato.
A darne notizia il procuratore di Trani, Renato Nitti, insieme con il questore, Roberto Pellicone, e le altre figure apicali della Polizia di Stato che hanno svolto le indagini in maniera certosina.

Il Gip di Trani ha disposto la misura cautelare in carcere per entrambi alla luce di elementi probatori considerati particolarmente robusti e frutto di un incrocio di dati fatto di immagini della videosorveglianza, rilevazioni satellitari, controllo dei tabulati telefonici e testimonianze.
I fatti nascono proprio al termine di quella festa di compleanno, con Cilli che esce dal locale e sale sull'auto di Sarcina. La vettura raggiunge uno stabile con vari box e resta in quel cantinato per circa 10 minuti. Poi se ne allontana, Sarcina raggiunge un altro stabile dove ha un'interlocuzione con Borraccino e successivamente torna sul luogo della festa, dove fa salire a bordo altre persone.
Borraccino, nel frattempo, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, era sceso da casa e si era recato con la sua auto al box dove prima si era fermata l'auto di Sarcina con Cilli a bordo. Successivamente si ferma a una stazione di servizio e riempio una tanica di benzina.
Da lì a poco denuncia il furto della sua vettura, mentre nell'agro di Barletta si trovano i vestiti dello stesso Borraccino e un'auto bruciata, la sua, con dentro sostanze ematiche e tracce pilifere compatibile con il corpo di Cilli.

«Per tutto questo tempo gli indagati hanno messo in atto azioni di depistaggio - ha spiegato il procuratore -, soprattutto con riferimento a Sarcina che nel ritorno al locale, secondo quanto ricostruito, si era mostrato con ferite alle mani probabilmente compatibili con un'arma da taglio. Infatti il giorno successivo si era recato in un ospedale del foggiano per farsi operare, adducendo quali cause delle sue ferite ragioni poco credibili. Si è lavorato in maniera costante e precisa - ha concluso il procuratore - e se non si sono date notizie per tutto questo tempo è stato solo per non mettere in difficoltà gli inquirenti. Le indagini, peraltro, non sono ancora concluse perché ci sono ancora da accertare il movente e un'eventuale, ulteriore rete di responsabili. Per questo motivo procuratore, questore e Polizia non hanno potuto riferire altri dettagli ai cronisti presenti alla conferenza stampa, tenutasi in questura ad Andria.

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