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Camorra: arrestati consigliere comunale di Lecce e l'ex vicepresidente del consiglio di Bari

Andrea Guido, consigliere comunale di Lecce, è stato posto agli arresti domiciliari nell'ambito del maxi blitz dei carabinieri del Ros e del Gico della Guardia di Finanza contro il clan camorristico Di Moccia. Secondo quanto si è appreso nel capoluogo salentino, Guido (attualmente consigliere comunale dell'opposizione di centrodestra) è stato arrestato per corruzione per fatti risalenti al 2017 quando ricopriva il ruolo di assessore all'ambiente della Giunta comunale guidata dall'allora sindaco Paolo Perrone.

C'è anche il barese Pasquale Finocchio, tra i destinatari di misura cautelare. Finocchio è agli arresti domiciliari con l’accusa di traffico di influenze illecite. La vicenda che gli viene contestata dalla Dda di Napoli risale al 2017, quando Finocchio era vicepresidente del Consiglio comunale di Bari, eletto con il centrodestra. A quanto si apprende, la contestazione riguarda un presunto ruolo da mediatore tra imprenditori, che Finocchio avrebbe avuto approfittando del suo ruolo politico-istituzionale. L’indagato, assistito dall’avvocato Roberto Eustachio Sisto, «si professa assolutamente estraneo alle accuse - fa sapere il legale contattato dall’ANSA - e chiarirà con la massima serenità ogni aspetto della vicenda al più presto nel corso dell’interrogatorio».

57 misure cautelari, sequestro da 150 mln

I carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 57 persone (36 in carcere, 16 ai domiciliari e per 5 divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa). Le accuse sono di associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione, favoreggiamento, reati aggravati dalla finalità di agevolare il clan Moccia. Contestualmente, la Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito ulteriori 2 misure del divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa e un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di beni mobili, immobili e di quote societarie per un valore di circa 150 milioni di euro.

L'indagine

L'indagine ha consentito di acquisire indizi circa l’esistenza e l'operatività dell’organizzazione mafiosa, strutturata e organizzata su diversi livelli di comando e di competenza territoriale, della quale sono ritenuti capi i fratelli Angelo Moccia, Luigi Moccia, Antonio Moccia e il loro cognato Filippo Iazzetta. Anche in stato detentivo e sebbene Angelo e Luigi si fossero da tempo trasferiti a Roma, avrebbero veicolato ordini agli affiliati, a vario livello a loro subordinati, anche promuovendo all’occorrenza specifici reati fine, consumati sia dai vari sottogruppi territoriali costituenti l’ala militare dell’organizzazione, sia da imprenditori attivi nel settore del recupero degli olii esausti di origine animale/vegetale di tipo alimentare e degli scarti di macellazione, nonché nei grandi appalti ferroviari e dell’alta velocità, cui avrebbero impartito direttive e fornito ingenti provviste derivanti dall’accumulazione illecita, nel tempo, di ingenti capitali.

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