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Leopoli, l'arcivescovo di Bari: "In carovana per una Chiesa da campo"

Il vescovo Giuseppe Satriano

"La mia presenza qui a Leopoli nasce dal desiderio di una Chiesa che coglie il valore di una manifestazione, ma soprattutto di una testimonianza di solidarietà che il popolo della pace ha desiderato mettere in campo in questi giorni così disperati, così martoriati, per il popolo ucraino. Una cosa che è nelle corde della chiesa nella quale vivo, con il magistero di papa Francesco ma anche attraverso le varie scelte che sta facendo: pensiamo che uno dei partner più stretti della Caritas polacca e della Caritas Ucraina è la Caritas italiana, che tanto si sta spendendo per questa realtà": l'arcivescovo di Bari monsignore Giuseppe Satriano è a Leopoli come partecipante della carovana di pace italiana Stop the war now, arrivata nella città Ucraina per incontrare le associazioni della città, portare aiuti e accogliere sui mezzi portati dall'Italia oltre 300 rifugiati.

Askanews lo incontra nella palestra del Seminario di Leopoli dove gli oltre 200 volontari italiani riposano e passeranno la notte prima di tornare in Italia con le persone in fuga da accogliere. "La testimonianza che la chiesa cerca di offrire oggi, con la mia presenza qui - spiega il vescovo, che partecipa a tutte le attività della carovana, compreso dormire in terra col sacco a pelo nella palestra, con gli altri volontari - è quella di esserci: come dice il papa, una 'chiesa da campo', che tocca la carne viva dei poveri, dei sofferenti, e che vive quella compassione evangelica che vive il mandato che è alla base dell'essere stesso della chiesa: quello di curare e guarire le ferite delle persone. Esserci in un momento come questo credo sia davvero importante". "Il mio essere qui - sottolinea il vescovo - è legato anche alla mia appartenenza alla chiesa di Bari, che nella figura di San Nicola ha visto nei secoli un Crocevia di popoli e di culture, e di incontro tra chiese cristiane tra le quali la chiesa ucraina che è cara al cuore dei baresi. Porto con me questo bagaglio forte e bello". Guardando intorno a sé, ai ragazzi che parlano e si organizzano intorno a lui, monsignor Satriano spiega che il popolo che vede "è un popolo variopinto di una gioia profonda: di poter essere accanto ai propri fratelli. La parola che trasuda umanità in questi giorni è proprio fraternità". "Ci sono persone molto giovani - aggiunge - una presenza che avverto in crescita. Oggi i giovani non hanno bisogno dì parole, di concetti, di teoria, ma di poter toccare la realtà delle cose. Credo che questo stare accanto a chi è più debole, più povero, a chi è drammaticamente colpito dalla storia - continua il vescovo di Bari - susciti domande di senso, è un desiderio di vicinanza, di solidarietà, che è la porta attraverso cui si fa strada anche la presenza di Dio. Se prima attraverso un percorso dottrinale si arrivava dall'oltre all'altro, oggi credo che il lavoro sia il contrario. Quello che ha fatto Gesù in Palestina: passare dall'altro all'oltre", conclude

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