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Associazione a delinquere e spaccio di droga, 43 arresti tra Bari e Bitonto

L'operazione della Polizia a Bari e Bitonto

Gli agenti della Polizia di Stato hanno eseguito alle prime luci dell’alba un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 43 indagati per aver preso parte ad un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. L’operazione si è svolta a Bitonto e Bari, con l’impiego di oltre 300 agenti con il supporto di unità eliportate, cinofili e Reparti Prevenzione Crimine. Secondo quanto emerso, l’organizzazione era una vera e propria azienda con dipendenti «stipendiati».
Secondo l’accusa, sulla base delle indagini della Squadra Mobile di Bari e del commissariato di Polizia di Bitonto, gli indagati avrebbero partecipato al clan «Conte» di Bitonto, costituito come propaggine del clan «Capriati» di Bari, per lo spaccio di cocaina, marijuana ed hashish in due distinte piazze. Una, nella zona 167 , sempre secondo l’accusa, era anche il quartier generale del gruppo mentre l’altra, di nuova costituzione grazie all’apporto di alcuni «scissionisti», era nel centro storico di Bitonto.

Le indagini erano state avviate nel settembre del 2017, dopo numerosi scontri armati tra i gruppi «Conte» e «Cipriano», per il controllo delle piazze di spaccio di sostanze . Le indagini, grazie anche alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, si sono avvalse di riscontri sul territorio, con sequestri di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, armi e munizioni ed arresti in flagranza di reato.
L’organizzazione armata era strutturata come una vera e propria azienda, in cui i vari «dipendenti» venivano remunerati per il loro lavoro con somme settimanali paragonabili a veri e propri «stipendi». Così si andava dai 300 ai 500 euro per le vedette, considerata attività a basso rischio, ai mille euro per lo spacciatore che si occupava della vendita al dettaglio e monitorava il sistema di videosorveglianza ed ai 1.500 euro alle guardie armate dislocate sui tetti con il compito di difendere la roccaforte da possibili incursioni di altre organizzazioni criminali. Millecinquecento euro erano il compenso per il responsabile della piazza che si occupava anche dei rifornimenti, e che, a seconda della buona gestione della poteva aggiungere un «bonus» mensile fino ai 5.000 euro.
Compensi erano previsti anche per i custodi della droga e del denaro, per i corrieri e per i referenti della contabilità, rinvenuta e sequestrata dagli investigatori. Ognuno percepiva un suo stipendio tanto che, ogni venerdì, nella sede principale dell’organizzazione, protetta da porte blindate, il capo in persona provvedeva a consegnare la retribuzione. Stando alle indagini, il gruppo sarebbe riuscito ad incassare dai 20 ai 30 mila euro al giorno riuscendo a smerciare, mensilmente, circa 30/40 kg di stupefacenti tra cocaina, hashish e marijuana. Da quanto emerso l’organizzazione si riforniva continuativamente da «grossisti» di Bari, nei quartieri Madonella e Japigia, e di Terlizzi.

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