La Puglia non è la peggiore regione italiana per inquinamento dell'aria, ma alcune città pugliesi non se la passano per nulla bene e Barletta ne è la maglia nera.
È questa la sintesi del nuovo report di Legambiente “Mal’aria di città. Quanto manca alle città italiane per diventare clean cities”, realizzato nell’ambito della campagna Clean cities, in cui si fa il bilancio sulla qualità dell’aria nelle città confrontando i valori medi annuali, rilevati nelle 238 centraline per il monitoraggio dell’aria di 102 città capoluogo di provincia.
Pochissime sono le città che rispettano i valori suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità per il Pm10, ed in Puglia la città primatista in negativo è Barletta, con una riduzione necessaria del 40%, mentre per il Pm2.5, a pari merito, le peggiori sono Andria, Bari e Barletta, con riduzione del 62%. Per il N02, infine, è Taranto la “peggiore” con una riduzione necessaria del 60%.
« Il dato pugliese - dichiara Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia - ci dimostra come le città maggiormente penalizzate siano quelle in cui la mobilità e le aree industriali sono i fattori che incidono negativamente sulla qualità atmosferica e sanitaria. Per questi motivi, da qui ai prossimi anni, per accelerare la transizione ecologica sarà centrale adottare misure che puntino davvero ad una nuova visione di città e centro urbano, incentrando la pianificazione sulla mobilità sostenibile, elettrica, intermodale, di condivisione ripensando anche gli spazi urbani. Sarà inoltre rilevante puntare anche sull’efficientamento energetico e bloccare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030».
Come detto le province italiane prese in esame da Legambiente nel rapporto sono 102 su 107 e, fra le città capoluogo mancanti, c'è anche Trani per una semplice ragione: la città non ha centraline fisse funzionanti e quelle di cui disponeva, ormai equivalenti a rottami, si trovano inutilizzate da oltre dieci anni nella sede di Amiu.
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