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Bari, la Bosch annuncia 700 esuberi entro i prossimi cinque anni

La direzione dell'azienda lo ha comunicati ai sindacati. L'attuale organico comprende 1.700 persone

La Bosch formalizza la crisi che sta vivendo lo stabilimento di Bari, il più grande tra le officine in Italia, dovuto all'accelerazione sulle auto elettriche e annuncia 700 esuberi in 5 anni su un organico di 1.700 persone.

La decisione arriva al termine dell'incontro tra sindacati e direzione aziendale, convocato oggi dalla Regione Puglia. Insorgono i sindacati che respingono al mittente al comunicazione e già da tempo preoccupati dalle performance del gruppo che ha posizionato l''80% della produzione del sito barese sulle motorizzazioni diesel che andranno a scomparire e dai numeri di una produzione in forte contrazione: quella del Cp1H che, passata da 2,1 mln pezzi del 2017 ai 400 mila del 2022, si prevede si azzeri nel 2027 mentre per il CP4 dagli attuali 720 mila pezzi si calerà a 455 mila nel 2027. "La situazione è perfino più grave perchè è a rischio la sopravvivenza stessa della fabbrica. Le missioni produttive non diesel infatti saranno in grado di dare lavoro a non più di 450 persone, mettendo oggettivamente a repentaglio l'esistenza stessa dello stabilimento'', denunciano Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, e Riccardo Falcetta, segretario della Uilm di Bari lasciando l'incontro".

Ed è la Fim a dare corpo a nuove preoccupanti previsioni per il futuro: altri 500 esuberi potrebbero arrivare infatti entro il 2035. Negli ultimi 4 anni comunque già si era registrata una prima scrematura dell'occupazione con uscite volontarie e incentivate che ridotto l'organico da 1.890 a 1.700 persone mentre con l'utilizzo di ammortizzatori sociali si era riuscito a scongiurare i licenziamenti.

L'allarme della Uilm: “E' l’intero stabilimento a essere a rischio”

“La Direzione di Bosch oggi ha formalmente dichiarato nello stabilimento di Bari 700 esuberi su un organico di 1.700 persone entro i prossimi cinque anni, ma in realtà la situazione è perfino più grave poiché è a rischio la sopravvivenza stessa della fabbrica”. Lo dichiarano Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, e Riccardo Falcetta, segretario della Uilm di Bari.
“La Direzione aziendale, nell’incontro convocato oggi dalla Regione Puglia, ha fatto il punto della situazione - spiegano Ficco e Falcetta - su come è stato applicato in questi anni e quali risultati ha prodotto l’accordo siglato nel 2017 e oramai venuto in scadenza. Negli ultimi quattro anni come noto stati utilizzati ammortizzatori sociali che hanno scongiurato i licenziamenti e si è ridotto l’organico esclusivamente con uscite volontarie e incentivate da 1.890 a 1.700 persone. Dal punto di vista industriale, sono stati attirati nuovi prodotti sia nell’ambito tradizionale del diesel sia in nuovi settori. Ma la continua contrazione del diesel produce tuttora un pesante esubero. Oggi sulle produzioni non diesel, innanzitutto sulla e-bike, lavorano difatti circa 350 persone ed è previsto l’impegno di ulteriori 100. Tuttavia l’80% circa della forza lavoro è ancora impegnato sul diesel, che continua a calare sempre più rapidamente a causa delle disposizioni europee. Più in particolare, il CP1H da 2,1 milioni di pezzi del 2017 è passato a 400 mila pezzi nel 2022 e in pratica si azzererà nel 2027; il CP4 dagli attuali 720 mila pezzi calerà a 455 mila nel 2027”.
“Alla luce di ciò, la Direzione di Bosch ha annunciato - chiariscono Ficco e Falcetta - che a Bari prevede l’adeguamento dell’organico entro cinque anni a 1.000 persone, con dunque 700 esuberi strutturali. Ma a ben vedere la situazione è perfino più grave, poiché le missioni produttive non diesel assegnate a Bari saranno in grado di dare lavoro a circa 450 persone, mettendo oggettivamente a repentaglio l’esistenza stessa dello stabilimento”.
“Come Uilm chiediamo a Bosch di adottare finalmente una logica di solidarietà italiana ed europea - rivendicano Ficco e Falcetta - a favore di Bari, poiché nel suo complesso la multinazionale tedesca va bene e sta investendo in nuove tecnologie, solo che lo sta facendo altrove. La solidarietà infragruppo deve servire non solo a portare a Bari lavorazioni che oggi addirittura sono affidate all’esterno, ma soprattutto ad assegnare una missione produttiva adeguata nell’ambito della green economy. Con la Regione abbiamo aperto un tavolo permanente di crisi e siamo d’accordo a contattare sia la casa madre sia il Ministero dello Sviluppo economico. La riconversione dì Bari deve essere una priorità nazionale: se la normativa europea vieterà i motori endotermici e se i soldi del PNRR sono davvero finalizzati alla transizione energetica, allora la priorità assoluta deve essere finanziare la riconversione industriale di grandi fabbriche, come la Bosch di Bari, oggi focalizzate sui motori endotermici”.

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