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Inflazione alle stelle: la top ten degli aumenti dei prezzi nel carrello a bari

Secondo Coldiretti Puglia i rincari hanno messo in crisi le aziende e chiede interventi per contenere il caro energia e i costi di produzione

L'olio di semi è aumentato del 10%, l'insalata in busta del 21%, il burro addirittura del 134%, ma è cresciuto il costo anche di mozzarelle fior di latte +5%, latte scremato 8%, latte scremato ad alta digeribilità 90%, passata di pomodoro +42% e infine pasta +27%. Gli aumenti dei prezzi nell'ultimo mese rischiano di mettere in ginocchio i consumatori.

A Bari, nella top ten dei rincari, rientrano prodotti di grande consumo che colpiscono duramente i bilanci delle famiglie, a partire dagli oltre 200mila pugliesi che si trovano in condizioni di povertà assoluta, con l’inflazione che già a febbraio aveva fatto sentire il suo peso in città. E' quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia, in occasione delle rilevazioni Istat sull’inflazione a marzo 2022, che aumenta complessivamente per i cibi e bevande del 6,7%, mentre già a febbraio secondo l’Osservatorio Prezzi del MISE i rincari erano a doppia cifra rispetto al mese precedente.

Se i prezzi per le famiglie corrono, spinte dal caro energia e dalla guerra, l’aumento dei costi colpisce duramente - precisa la Coldiretti Puglia – l’intera filiera agroalimentare, con i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori che non riescono ormai neanche a coprire i costi di produzione. Più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione.
Uno tsunami che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole. Nelle campagne – continua la Coldiretti Puglia – si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea. Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti – continua la Coldiretti regionale – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori, ma anche verdura e ortaggi seguiti dalle stalle da latte.

Bisogna intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro – conclude Coldiretti – lavorando da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni”.

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