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Mafia in Puglia, i clan di Foggia potrebbero formare una "cupola" come la 'ndrangheta - LA MAPPA

Al «dinamismo che contraddistingue lo scenario criminale» dell’Alto Tavoliere e del Gargano «si contrappone il contingente momento di difficoltà del fenomeno mafioso in Capitanata» dove le recenti operazioni hanno "indebolito gli organici delle tre batterie in cui si articola la società foggiana». «Non è escluso, tuttavia, che tale stato possa facilitare un processo di aggregazione che troverebbe nella creazione di un organismo comune di vertice anche di tipo collegiale il suo massimo compimento».

Lo scrive la Dia nella relazione semestrale al Parlamento che comprende anche la criminalità organizzata in Puglia. «E' noto infatti - prosegue - come le formazioni mafiose operanti nel territorio di Foggia e provincia riproducendo i canoni d’impostazione strutturale della 'ndrangheta siano capaci di stabilire interconnessioni al loro interno attraverso l’adozione di modelli tendenzialmente federali cogliendo e sfruttando le nuove ed innovative sfide della globalizzazione. La gestione di dinamiche e affari sempre più vasti, diversificati e complessi ha portato infatti la criminalità organizzata foggiana ad orientarsi sempre più verso un schema consortile che nel perseguimento degli illeciti obiettivi mette insieme le diverse articolazioni pur lasciando loro una significativa autonomia». «Per tali motivi - conclude la relazione- le mafie foggiane, particolarmente violente e pervasive, vengono oggi definite da diverse ed autorevoli fonti istituzionali quale l’espressione più pericolosa delle mafie pugliesi. Da qui la necessità di contrastarle non solo nel modo tradizionale ma anche attraverso iniziative di antimafia sociale».

Presenza criminale in Puglia, la relazione Dia

Nella città di Bari l’analisi dei dati riferiti al periodo in esame conferma l’esistenza di un panorama criminale estremamente frammentato in numerosi clan capaci di evolversi e di insinuarsi nei centri nevralgici del tessuto sociale produttivo compresi quelli che necessitano di particolari competenze tecniche come il gioco d’azzardo e le scommesse on-line. La significativa conflittualità interna delle organizzazioni mafiose è stata evidenziata anche dal questore di Bari, Giuseppe BISOGNO, che ha sottolineato come l’azione di contrasto delle Forze dell’Ordine e della magistratura abbia “reso ancora più fluida la situazione provocando un rilevante ricambio dei quadri direttivi dei clan criminali operanti sul territorio”, clan più o meno strutturati operanti in forma autonoma, in ragione dei rapporti di forza in difetto di una figura organizzativa di coordinamento”. In questo contesto continua ad emergere il fenomeno della cooptazione delle giovani leve anche minorenni desiderose di guadagnarsi un posto di prestigio e di dar prova delle loro capacità delinquenziali. Anche nel semestre di riferimento è risaltato per esuberanza nell’attività criminale ed efferatezza nelle azioni delittuose il clan STRISCIUGLIO che rappresenta uno dei sodalizi più attivi e temibili del panorama barese e la cui spregiudicatezza viene particolarmente incarnata dalle sue articolazioni operanti nei quartieri Enziteto-S.Pio-Catino e San Paolo.

L’assunto trova conferma nelle operazioni del 9 settembre 2021 e del 22 ottobre 2021 che hanno ulteriormente acclarato il controllo del territorio da parte del sodalizio nell’illecito settore degli stupefacenti ma anche in quello delle estorsioni. La prima indagine condotta dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri ha evidenziato la crescente progressione dell’azione violenta della consorteria peraltro già emersa dagli esiti delle indagini confluite nell’ordinanza cautelare dell’operazione “Vortice Maestrale” dell’aprile 2021 che ha fotografato la caratura delinquenziale degli esponenti di vertice e la loro piena consapevolezza di contribuire con la propria condotta alla realizzazione degli scopi propri dell’associazione di appartenenza. Dal punto di vista dell’analisi del fenomeno criminale sembrerebbe confermata la potenza dell’articolazione del “clan della luna” oltre che nei suddetti rioni Enziteto-San Pio anche in quello di Palese, nonché la centralità della figura di un elemento che seppure detenuto riesce a comunicare direttamente con i suoi fedelissimi in libertà. Gli sviluppi investigativi della successiva inchiesta del mese di ottobre condotta dai Carabinieri hanno “permesso di ricostruire due distinte, seppur collegate, vicende estorsive poste in essere da un gruppo di soggetti, caratterizzati da spregiudicatezza e prevaricazione nel comportamento, riconducibili e/o contigui alla frangia del clan STRISCIUGLIO”.

E’ emerso come l’articolazione strisciugliana del rione San Paolo agisse anche nel territorio di Modugno (BA) per il tramite di un elemento estremamente duttile e polivalente all’interno del clan di appartenenza e considerato negli ambienti mafiosi come un vero e proprio “play marker del crimine”. Sempre con riferimento al citato sodalizio risultano di particolare interesse le indagini esperite il 22 ottobre 2022 che hanno consentito di documentare le mire espansionistiche del clan della luna sul rione Madonnella di Bari da sempre controllato dalla famiglia criminale dei DI COSIMO- RAFASCHIERI sotto l’egida del clan PARISI-PALERMITI. Il rilevante quadro probatorio ha inquadrato i moventi dei gravi episodi criminosi occorsi tra il 2017 e il 2018 nell’ambito della faida per il controllo del traffico e dello spaccio di droga tra i due contrapposti schieramenti mafiosi degli STRISCIUGLIO e dei PARISI-PALERMITI la cui tensione è ormai endemica nel contesto criminale barese. Altrettanto emblematico è l’antagonismo con il clan CAPRIATI con il quale gli STRISCIUGLIO si contendono da molti anni l’egemonia anche nel centro storico.

Le frizioni fra i due sodalizi potrebbero ulteriormente inasprirsi a causa dei mutamenti negli assetti criminali che spesso seguono ai taciti accordi di non belligeranza ed ingerenza. Sotto questo profilo, ad esempio, l’analisi dei fenomeni criminosi del semestre in esame non escluderebbe l’ipotesi che il gruppo MISCEO, un tempo legato al clan della luna, possa essere transitato nella confederazione mafio-sa opposta costituitadagli altri clan baresi tra cui, in primis, i CAPRIATI e i DIOMEDE- EX MERCANTE a seguito della scissione con i TELEGRAFO. Alla stessa stregua sembrerebbe che il gruppo LARIZZI intraneo ai CAPRIATI sia fuoriuscito dal sodalizio di origine per transitare in altre consorterie criminali tra cui probabilmente proprio quella degli STRISCIUGLIO. Nel contesto di instabilità criminale sopra delineato e nell’ottica dei profili evolutivi va tenuto conto di un dato rilevante che potrebbe incidere sui futuri scenari del panorama mafioso barese.

La prossima scarcerazione di un elemento di rilievo del clan CAPRIATI prevista nell’ottobre 2022, infatti, potrebbe riacuire la conflittualità interna alla consorteria culminata nell’omicidio di un boss (2018) per il quale nel 2021 furono arrestati 3 soggetti del gruppo LARIZZI intranei al clan della vittima e desiderosi di conquistare un posto di rilievo nel sodalizio. Non è da escludere pertanto la probabile insorgenza di una escalation di violenza nell’intento di vendicare la morte di uno degli esponenti di maggior rilievo del clan di Bari Vecchia. Nel panorama delinquenziale del capoluogo pugliese il clan PARISI storica consorteria del quartiere Japigia continua ad essere strutturato in una serie di sottogruppi autonomi che operano in sinergia nella gestione delle attività criminali sui rispettivi territori delle aree del Capoluogo o nei Paesi dell’hinterland.

Tra questi il più influente è sicuramente il gruppo PALERMITI che nel quartiere Carrassi opera in “comparanza” con gli ANEMOLO. Il recente percorso di collaborazione intrapreso da un elemento di vertice di quest’ultimo gruppo, tuttavia, potrebbe costituire motivo di fibrillazioni per il riassetto degli equilibri criminali del capoluogo pugliese e per la gestione degli affari illeciti nella provincia di Bari. Nel predetto rione, tra l’altro si erano registrate mire espansionistiche del clan CAPRIATI che per il tramite di un sodale transitato dalle fila del gruppo ANEMOLO aveva tentato di sottrarre a quest’ultima compagine criminale il controllo del territorio. Il clan PARISI-PALERMITI è stato protagonista nel semestre di una serie di reati legati al traffico illecito di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marjuana, hashish ed ecstasy.

Le connesse attività di contrasto condotte dalla Polizia di Stato hanno consentito di disarticolare il 15 luglio 2021 un sodalizio con base logistica nel quartiere San Pasquale di Bari. La specifica indagine ha tra l’altro confermato la sinergia tra le compagini criminali che non esitano ad organizzarsi per riuscire a dare maggiore impulso alle attività illecite massimizzando i guadagni e minimizzandone i rischi anche grazie al ricorso a soggetti di sesso femminile considerati elementi in grado di ridurre i sospetti delle forze dell’ordine e quindi eventuali controlli nel momento del trasporto delle sostanze stupefacenti. Come verrà meglio analizzato nella pubblicazione della prossima relazione Semestrale il clan PARISI è stato recentemente colpito dall’indagine “Levante” del 15 febbraio 2022 condotta dalla DIA e dalla Guardia di finanza.

Secondo l’impostazione accusatoria le ipotesi di reato contestate riguardano innanzitutto le presunte condotte illecite di soggetti organici a una prima associazione criminale attiva nel capoluogo pugliese e in Lombardia. Le ulteriori investigazioni hanno consentito di accertare la presunta esistenza di un altro sodalizio criminale di carattere transnazionale con base operativa in provincia di Bari e attivo nell’illecita commercializzazione di oli lubrificanti in evasione delle accise dovute all’Erario. In tale secondo filone investigativo sono state ricostruite una pluralità di intestazioni fittizie di beni da parte di un esponente di spicco del clan PARISI di Bari in favore di terzi prestanome scevri da precedenti di polizia e penali. Dalle indagini è emerso che attraverso un sistema di aziende consorziate l’organizzazione avrebbe sviluppato un volume di affari pari a circa 170 milioni di euro. I proventi così illecitamente realizzati sarebbero stati reinvestiti anche nel narcotraffico. Proprio in tale specifico settore dell’illecito i riscontri investigativi del semestre in esame confermano come i proventi generati dall’ingente quantitativo di droga commercializzata costituiscano ancora una delle principali fonti di arricchimento per la criminalità organizzata.

Nel traffico di sostanze stupefacenti la malavita strutturata barese sfrutta sia i canali di approvvigionamento nazionali che quelli esteri dimostrando una elevata propensione alla collaborazione con organizzazioni criminali straniere soprattutto quelle albanesi le quali riescono a gestire anche in forma autonoma una fetta di mercato criminale senza sovrapporsi alla criminalità autoctona. Ne è ulteriore conferma l’operazione “Shpirti” del 2 luglio 2021 condotta dalla DIA e dalle Autorità Albanesi con l’ausilio internazionale dell’Ufficio di Collegamento Interforze di Tirana e della Polizia Albanese. L’inchiesta che costituisce lo sviluppo investigativo in Albania delle Operazioni “Shefi” (2018) e “Kulmi” (2020) ha consentito di ricostruire anche con il supporto delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia di nazionalità albanese fenomeni di corruzione, abuso d’ufficio e riciclaggio, nonché l’intera “filiera” dello stupefacente con riferimento alla coltivazione, alla produzione, alla raccolta, allo stoccaggio ed alla spedizione verso le coste pugliesi a bordo di potentissimi gommoni oceanici. E’ stata accertata l’esistenza di 4 potenti gruppi criminali operanti in Albania ed in contatto con soggetti contigui alle organizzazioni baresi in grado di spedire in Europa, approdando in Puglia, ingentissimi quantitativi di sostanza stupefacente. Le misure cautelari personali hanno riguardato anche pubblici ufficiali che in Albania hanno garantito la piena sicurezza della spedizione e del trasporto dello stupefacente destinato alla coste pugliesi.

In via evolutiva non si esclude che la criminalità barese possa temporaneamente cercare di valorizzare maggiormente anche settori a ridotte mire espansionistiche come quello dei furti e delle rapine perpetrate in danno delle attività commerciali o dei portavalori e autotrasportatori. La vitalità e la forza delle consorterie criminali si esprime anche attraverso le infiltrazioni nel settore pubblico nel cui ambito le attività investigative condotte nel semestre hanno documentato la spregiudicatezza dei clan in grado di avvicinare personaggi di vertice della Pubblica Amministrazione strumentalizzandoli a proprio piacimento. Tale assunto trova riscontro nella citata indagine del 22 ottobre 2022 che ha interessato il clan PARISI e dove sono emersi collegamenti tra un pubblico ufficiale e “la criminalità del quartiere di Japigia”. Sul fronte del contrasto all’infiltrazione criminale nell’economia legale l’inchiesta “Veritas”, condotta dalla Guardia di finanza il 20 ottobre 2021, rappresenta l’epilogo di articolati approfondimenti investigativi a tutela della spesa pubblica nazionale per verificare la regolare percezione del reddito di cittadinanza. Dalle investigazioni è emerso che in violazione della normativa di riferimento numerosi richiedenti il beneficio hanno omesso di comunicare di essere gravati da una sentenza penale di condanna definitiva per il reato di associazione di tipo mafioso o per altre fattispecie delittuose connesse con attività mafiose. Nello specifico è stata accertata l’illegittima erogazione del beneficio ai conviventi di boss ed esponenti di primo piano della criminalità barese segnatamente riferita ai clan CAPRIATI e DI COSOLA STRISCIUGLIO e DIOMEDE-MERCANTE nonché di quella attiva nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani in particolare riconducibile al clan CANNITO-LATTANZIO. Anche nel semestre in esame si è rilevata a Bari una cospicua disponibilità di armi, comprovata dai numerosi sequestri eseguiti a carico di pregiudicati affiliati ai clan ma anche di incensurati.

Bari provincia

La contiguità dell’area urbana con quella “metropolitana” favorisce l’interazione criminale tra il capoluogo barese ed i comuni della provincia dove attraverso un radicamento “a macchia di leopardo” i sodalizi cittadini tendono ad esercitare la propria influenza su gran parte delle attività delittuose localmente condotte. Lo spaccato analitico in argomento si manifesta con una spartizione delle aree di influenza stabilita sulla base del rapporto di forza e talvolta coinvolgente anche piccole strutture criminali straniere. Come per la città di Bari anche in provincia gli interessi delle consorterie convergono verso la gestione del mercato degli stupefacenti e delle estorsioni e che si confermano principale fonte di reddito e strumento di affermazione di potere sul territorio. Non mancano comunque le ramificazioni e le infiltrazioni nel settore della Pubblica Amministrazione dove i tentacoli mafiosi trovano fertile terreno nella cd “zona grigia”. E’ ciò che emerge dai riscontri giudiziari dell’inchiesta “Logos” che nel territorio murgiano in particolare ad Altamura (BA) e comuni limitrofi ha fotografato la perdurante operatività dell’organizzazione criminale del clan LOIUDICE “caratterizzato da un composito programma criminale e da uno speculare apparato strutturale articolato in più comparti operativi”.

Fruendo della fama criminale dell’associazione mafiosa originaria quella facente capo ai DAMBROSIO e adottandone i modelli di organizzazione e i rituali di adesione il clan ha esercitato una efferata forza intimidatrice “con un’operatività non limitata al traffico di sostanze stupefacenti ma estesa a svariati settori in cui si s’inseriscono l’acquisizione della gestione o del controllo di attività economiche, concessioni, appalti e servizi pubblici”. La fitta rete di contatti criminali intessuta con molti operatori economici dimostra la capacità di inquinare il tessuto economico di interi distretti spingendosi fino a Matera, Montescaglioso (MT), Miglionico (MT), Triggiano (BA) e Grumo Appula (BA). Come “metastasi tumorale in grado di infettare ogni ganglio della società civile”, puntava ad influenzare anche la pubblica amministrazione, accreditandosi persino quale riferimento per la risoluzione di controversie di natura privata tra cittadini, alcuni dei quali richiedevano l’intercessione del capo clan per risolvere problemi contingenti”.

Emblematica anche la natura mafiosa delle attività di controllo del mercato dello stupefacente dove il clan operava in regime di monopolio con ripartizione di ruoli e responsabilità impedendo che terzi soggetti estranei all’associazione potessero spacciare. Altrettanto significativa era la disponibilità di una cassa comune per finanziare le attività illecite “ovvero volta a supportare le necessità dei sodali anche garantendo l’assistenza legale in caso di arresto”. L’indagine ha consentito, inoltre, di appurare anche la consumazione di reati contro il patrimonio come furti ed estorsioni, delitti in materia di reclutamento e sfruttamento della prostituzione di alcune donne di nazionalità straniera, nonché altre fattispecie riconducibili alla turbativa d’asta immobiliare. Sotto quest’ultimo profilo al fine di assicurare il sostentamento economico del clan e degli affiliati il sodalizio si adoperava per far vincere agli interessati alcune gare per pubblici incanti di edifici e terreni posti all’asta in cambio di denaro pari ad una percentuale dell’importo di aggiudicazione, costringendo gli altri partecipanti all’asta a desistere dal presentare offerte al rialzo.

L’ombra lunga della mafia barese si estenderebbe anche sul territorio di Bitonto (BA) dove il clan PARISI ha consolidato l’alleanza con la compagine CIPRIANO uscita dalla sfera protettiva del clan STRISCIUGLIO. Parallelamente il clan CAPRIATI si sarebbe alleato con quella dei CONTE recentemente protagonista di un vero e proprio sistema di “welfare” illegale connesso al settore degli stupefacenti. La stabilità e la permanenza del vincolo associativo del clan CONTE si fonda sulla efferata capacità del suo boss che nonostante la detenzione in carcere riuscirebbe a gestire i propri sodali nelle remunerative attività illecite inserendo nel circuito criminale anche giovani leve. Sempre nel territorio murgiano si segnala la presenza di compagini mafiose speculari delle più grandi consorterie del capoluogo barese e che operano con le stesse strategie delittuose delle più grandi associazioni cittadine.

A Cassano delle Murge ad esempio ma anche a Gioia del Colle, Valenzano e parte di Adelfia emergerebbe la figura di assoluto spessore di un elemento ritenuto affiliato al clan PARISI il quale avrebbe reclutato alcuni pregiudicati dei comuni limitrofi, già rientranti nella sfera d’influenza dei clan ex STRAMAGLIA e DI COSOLA il cui arretramento ha creato un vuoto così prontamente colmato. Nella stessa area geografica il clan di Japigia sarebbe presente a Toritto con il gruppo ZONNO in passato legato ai DI COSOLA, nonché a Gravina in Puglia per il tramite dei FIORE-RISOLI in collegamento con i MANGIONE-LOGLISCI e attivi nel settore degli stupefacenti. Attraverso la frangia dei PALERMITI il clan PARISI opererebbe anche nei comuni costieri di Mola di Bari, Polignano a Mare, Torre a Mare e Monopoli. Referenti e luogotenenti dei PARISI opererebbero anche a sud del capoluogo e precisamente ad Acquaviva delle Fonti, Casamassima, Capurso, Cellamare e Conversano.

Il comune di Noicattaro nell’hinterland a sud del Capoluogo, già interessato in passato da fenomeni criminali di particolare virulenza vedrebbe il ritorno in auge di un elemento di elevato spessore criminale già facente parte in posizione di vertice del cosiddetto clan di POGGIOALLEGRO un’articolazione periferica del clan PARISI attivo fino agli anni ’90. A Corato dove sembrerebbero regredite le mire espansionistiche manifestate dal clan CAPOGNA di Andria si registra la presenza di soggetti organicamente inseriti tra le fila della consorteria dei CAPRIATI che estenderebbero la propria influenza anche nei comuni di Ruvo di Puglia e Putignano dell’area murgiana e, a sud del capoluogo, nel territori di Mola di Bari e Valenzano. In quest’ultimo comune il 26 ottobre 2021 si è consumato il tentato omicidio di un pregiudicato considerato vicino ad un gruppo criminale riconducibile ai PARISI. Ciò a conferma di come le conflittualità distintive del contesto mafioso metropolitano si riflettano specularmente nei territori della provincia. Nell’area di Rutigliano a seguito delle ultime inchieste contro i CAPRIATI e l’evanescenza del clan DI COSOLA si registra l’attività di gruppi poco strutturati che essendo dediti in regime concorrenziale alle stesse attività delittuose arrivano anche a scontrarsi tra loro facendo ricorso alle armi.

Tra gli obiettivi di colonizzazione dei CAPRIATI rientrerebbero anche i comuni del nord barese di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi, Triggiano e Palo del Colle. Per quanto concerne invece la compagine mafiosa degli STRISCIUGLIO sembrerebbero operare validi referenti nel comune di Bitonto e a Conversano laddove alcuni elementi un tempo riconducibili ai PARISI sarebbero transitati tra le fila del clan della luna. Anche nel territorio di Palo del Colle gli STRISCIUGLIO concentrerebbero la loro potenza criminale grazie ad un referente capace di contrastare le ingerenze di una contrapposta organizzazione bitontina operante anch’essa in quell’area nello specifico settore illecito degli stupefacenti. Non si hanno evidenze nel semestre circa l’attuale operatività dei CASSANO-DI CATALDO legati ai DIOMEDE di Bari, dei MODUGNO affiliati al clan STRISCIUGLIO e dei gruppi MATERA e GIGANTE. Anche i reati contro il patrimonio e in particolare le rapine consumate nei confronti dei portavalori e degli autotrasportatori di generi alimentari costituiscono un business di interesse per la criminalità locale. Sotto il profilo dell’aggressione ai patrimoni criminali si segnala la confisca eseguita il 22 luglio 2022 a carico di un soggetto il cui patrimonio accumulato nel corso degli anni e costituito anche da beni fittiziamente intestati a terze persone è risultato essere provento derivante dalle attività illecite.

Di interesse anche l’esecuzione da parte dei Carabinieri di un decreto di sequestro anticipato operato a Molfetta il 23 settembre 2021 nei confronti di un pregiudicato nel passato intraneo al clan TELEGRAFO.

Provincia di Foggia

In Capitanata il fenomeno mafioso tradizionalmente distinto in società foggiana, mafia garganica, malavita cerignolana e gruppi del Tavoliere si conferma fluido e flessibile. La pressante azione di contrasto dello Stato ha costretto i clan a rimodulare le proprie strategie orientandole verso un modello imprenditoriale che si attua anche attraverso la cooperazione di altri “attori” esterni al loro nucleo organizzativo. L’efferata propensione a stringere rapporti di collusione e complicità con le sfere della società civile e delle istituzioni è proprio alla base della capacità di networking delle formazioni mafiose operanti nel territorio di Foggia e provincia tanto che “la questione foggiana ha finalmente assunto, a tutti i livelli, l’attenzione che meritava, con un importante investimento di risorse per rendere più efficiente l’attività di contrasto”. Queste le parole del Procuratore Generale della Corte di Cassazione Giovanni SALVI che ha anche evidenziato come la mafia foggiana si caratterizzi “per forme specifiche e per il ricorso ancora attuale alla violenza, sia per il controllo del territorio che nel rapporto con le attività produttive”.

Quanto alla recrudescenza delle reiterate ed eclatanti forme di aggressività delle azioni criminali rivolte anche all’indirizzo di liberi professionisti per lo più imprenditori/commercianti si segnala come le stesse siano rappresentative non solo di chiari segnali di intimidazione e forza ma anche dell’impellente bisogno dei clan di rafforzare la propria immagine sul territorio compromessa dalle pesanti perdite subite dall’azione di contrasto, dalla persistente opera di antimafia sociale, dalle recenti sentenze di condanna e non ultime dalle nuove forme di collaborazione con la giustizia. La tendenza delle consorterie mafiose a manipolare per i propri scopi le reti di relazioni a disposizione è emersa più volte nel passato e anche nel periodo di riferimento tale astuta duttilità operativa tipica di una vera e propria lobby economico-imprenditoriale trova conferma.

I numerosi provvedimenti interdittivi ad esempio emessi dal Prefetto e lo scioglimento del Comune di Foggia del 6 agosto 2021 sono la chiara testimonianza dell’elevato grado di capacità dei sodalizi di stringere a livello locale relazioni diversificate e ad alta densità. La governance che interessava l’ente territoriale dauno improntata al perseguimento di interessi privati a danno del primario interesse pubblico alla legalità unitamente ad un contesto pervaso dalla presenza della criminalità organizzata di tipo mafioso ha favorito forme di condizionamento ambientale quale conseguenza della commistione tra business criminali e politico-amministrativi. Riguardo a questi ultimi le attività di contrasto possibili grazie alla presenza degli anticorpi istituzionali che rappresentano i principali argini alle cd. zone grigie hanno permesso di svelare circuiti di malaffare attivi nell’esercizio della funzione pubblica. In questo scenario l’operazione “Radici” condotta dalla Guardia di finanza l’11 novembre 2021 seppur non ascrivibile a contesti di criminalità organizzata ha messo in luce l’esistenza di un comitato d’affari composto da funzionari della Regione Puglia, imprenditori agricoli e consulenti agronomi operanti nel settore della silvicoltura che aveva quale scopo l’illecito conseguimento degli aiuti economici erogati dalle Istituzioni anche comunitarie. Parimenti significativa nel contesto delle infiltrazioni nella pubblica amministrazione è l’operazione “Icaro” del 13 dicembre 2021 condotta dalla Guardia di finanza che ha svelato la “manipolazione” di due gare di appalto bandite da Enti pubblici foggiani operanti nel campo della sanità.

In particolare dalle attività di indagine è emerso che 3 dirigenti degli Enti pubblici committenti avrebbero realizzato con i referenti di una società una “corsia parallela riservata” per consentire a quest’ultima l’aggiudicazione delle gare mediante la preventiva predisposizione del capitolato speciale e del disciplinare di gara, attraverso la selezione di componenti compiacenti delle commissioni di gara che poi sarebbero stati condizionati nel loro operato. Nonostante i timidi tentativi scissionistici da parte di alcuni soggetti, nella città di Foggia continuano a convivere le tre storiche batterie dei SINESI-FRANCAVILLA, MORETTI-PELLEGRINO- LANZA e TRISCIUOGLIO-PRENCIPE-TOLONESE. Provate dalla costante pressione investigativa e giudiziaria e dalle conseguenti condanne che le hanno private di quasi tutte le figure decisionali ed operative le consorterie hanno mostrato una sorta di ricompattamento. E’
questa la connotazione peculiare della società foggiana che come mafia “camaleontica” al passo con la modernità tende costantemente a rimodularsi secondo l’assetto operativo più idoneo al superamento delle difficoltà contingenti fra cui l’esigenza di liquidità.

Anche a causa delle sempre più pressanti difficoltà economiche del territorio la continuità dell’attività criminale delle batterie continua ad essere garantita dalla facile possibilità di reclutamento di nuove leve molte delle quali provenienti dal bacino della criminalità comune la cui osmosi con quella organizzata è continua. La pericolosità di tale compenetrazione diventa ancor più accentuata laddove il serbatoio da cui attingere nuove risorse criminali annoveri rampolli di famiglie mafiose. Tale spaccato è confermato dalle indagini concluse dalla Polizia di Stato il 1778 e il 30 novembre 2021 nei confronti di giovanissimi componenti di baby gang le cui azioni criminali avevano destato un forte allarme sociale.

Nell’ultima indagine è emerso il ruolo di un pregiudicato per reati di natura predatoria “punto di riferimento nell’ambito della micro-criminalità locale” unito per legami di sangue ad un elemento di spicco della batteria SINESI- FRANCAVILLA. Tale articolazione della società foggiana proietta l’azione criminale anche in provincia attraverso proprie cellule e alleanze con la criminalità mafiosa garganica (LI BERGOLIS) e sanseverese (gruppo NARDINO), nonché in chiave extraregionale con quella siciliana e calabrese. Se i recenti equilibri di potere hanno sfavorito particolarmente il clan SINESI –FRANCAVILLA il nuovo regime detentivo domiciliare accordato in favore di figure di rilievo della compagine potrebbe rinvigorire le ambizioni di tale consorteria. Sotto il profilo evolutivo non si esclude che la recentissima scarcerazione del 28 marzo 2022 di un elemento apicale collocato ai vertici della batteria mafiosa u nita allo stato di detenzione non i nframuraria del fratello possano costituire fattori importanti per ridisegnare i tratti criminali del panorama mafioso della provincia di Foggia.

Nello scenario della criminalità organizzata foggiana e della provincia il ruolo centrale appartiene al clan MORETTI-PELLEGRINO-LANZA che grazie alla sua progressiva azione di espansione ha edificato una rete relazionale funzionale alla sopravvivenza della batteria di riferimento attiva nelle aree contermini della provincia (Gargano, Alto e Basso Tavoliere) così come anche in alcune aree extraregionali del Molise e dell’Abruzzo. Le tipiche modalità di azione mafiosa del clan consistenti nella vessazione e nel ricorso alla violenza fisica e psicologica sono state evidenziate dalla DIA con l’operazione del 22 novembre 2021 che ha permesso di appurare la realizzazione di una ripetuta e costante attività di usura ed estorsione a danno di un imprenditore agricolo della provincia.

Nei confronti degli indagati sono state eseguite anche misure cautelari reali con cui sono stati sequestrati ai fini della successiva confisca beni mobili, immobili e disponibilità liquide per un valore complessivo stimato in oltre 300 mila euro. Schierata in favore della batteria MORETTI-PELLEGRINO-LANZA è la consorteria mafiosa dei TRISCIUOGLIO-PRENCIPE-TOLONESE che sviluppando sinergie con elementi mafiosi di Manfredonia (gruppo ex ROMITO) e con esponenti della criminalità di Orta Nova (FG) risulta attiva soprattutto nei settori del traffico di stupefacenti, delle estorsioni e del riciclaggio di denaro in attività commerciali. In ordine agli assetti ed alle strategie operative della criminalità organizzata garganica l’operazione “Omnia Nostra” ha permesso di contestualizzare e collegare una serie imponente di dinamiche, equilibri ed assetti strutturali della macro-area del Gargano da sempre al centro delle strategie operative delle consorterie di tutta la provincia di Foggia.

Il robusto compendio investigativo raccolto in seno all’inchiesta ha fornito la chiave di lettura delle formazioni criminali ascrivibili originariamente al clan ROMITO ora ROMITO-LOMBARDI-RICUCCI ritenuto capace di rimodularsi secondo nuove strutture dettate dalle figure più carismatiche che si sono succedute a seguito della strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017. Il clan ex ROMITO infatti seppur oggettivamente indebolito dall’eliminazione degli elementi di vertice e dalla detenzione dei più qualificati luogotenenti è riuscito a garantire la sua operatività attraverso una rete relazionale tipica dei modelli familistici ed un circuito di soggetti di ruolo secondario che hanno generato un sottobosco funzionale alle attività illecite fronteggiando una faida di matrice mafiosa durata 15 anni contro uno dei sodalizi più feroci e radicati nel territorio come quello dei LI BERGOLIS (MONTANARI) peraltro radicandosi nel tessuto economico dell’intera area geografica. Le indagini avrebbero, inoltre, evidenziato il modus operandi dei componenti del clan che da modello di mafia militare protetto da una diffusa sensazione di impunità e da una condizione di assoggettamento ed omertà è passato ad un più evoluto schema operativo di mafia degli affari con una penetrante capacità di infiltrazione nei comparti economici legati alle principali risorse del territorio segnatamente la pesca e l’agricoltura.

Proprio nel comparto agro-pastorale è emersa la consumazione di attività estorsive e di truffe in danno dell’INPS mediante l’indebita percezione di provvidenze. L’infiltrazione si realizzava attraverso l’acquisizione di terreni con titoli di possesso in forza dei quali richiedere i sussidi UE ed attività estorsive realizzate mediante l’imposizione di assunzioni lavorative di soggetti vicini o assoggettati all’organizzazione mafiosa. Grazie ad una fama criminale acquisita per avere rivestito nel tempo un ruolo di primo piano nel percorso evolutivo della mafia garganica i componenti dell’associazione avevano il controllo egemonico del territorio sviluppato e strutturato in virtù dei legami con esponenti dei principali clan del Gargano nonché attraverso le lungimiranti sinergie con la batteria foggiana dei MORETTI-PELLEGRINO-LANZA al fine di acquisire il controllo delle attività illecite ed ampliare la propria influenza verso le aree di Vieste, San Marco in Lamis, Apricena e Torremaggiore. A fronte della menzionata capacità imprenditoriale inoltre il clan ex ROMITO ha continuato a sviluppare sul territorio in un’ottica di espansione a scapito dell’avverso clan dei LI BERGOLIS un forte controllo attraverso i tradizionali settori illeciti delle estorsioni, delle rapine ai portavalori e non ultimo del traffico di sostanze stupefacenti nel cui ambito la cittadina rivierasca di Vieste (FG) era diventata obiettivo primario del sodalizio.

Lo smercio della droga nel territorio di competenza rappresentava, infatti, una fonte di finanziamento dell’associazione astutamente curato “attraverso l’imposizione di una metodologia mafiosa, secondo schemi operativi paralleli a quelli riguardanti gli inserimenti della medesima associazione nel tessuto economico locale”. Il rispetto del “codice di regolamentazione delle attività di spaccio” consentiva ai pusher di svolgere la loro attività secondo una rigida suddivisione delle rispettive aree di competenza indicata dal vertice del sodalizio e volta anche a selezionare i fornitori e impedire la “concorrenza sleale” stabilendo una soglia minima di prezzo per la vendita dello stupefacente da parte di tutti gli associati. Efferata, in proposito, l’operatività dell’aggregato criminale che si concretizza in una “realtà modulare” dove coesistono due momenti: “quello dell’accordo finalizzato al traffico di droga, agevolato e garantito dal controllo del territorio… e quello della sanzione a seguito di inadempienze sull’accordo, nel cui contesto i singoli spacciatori pertecipi di quell’accordo si tramutano in vittime della
forza di intimidazione dell’associazione mafiosa..”.

L’analisi delle acquisizioni investigative riferite all’indagine “Omnia nostra” ha peraltro permesso di rilevare l’indiscussa influenza nella zona viestana di un soggetto riconducibile al clan ROMITO-LOMBARDI-RICUCCI “in grado di determinare l’andamento del traffico illecito di stupefacenti sul territorio in questione”. Proprio a Vieste le dinamiche fluide determinate anche dallo scenario sopra descritto hanno destrutturato il tessuto criminale esponendolo a possibili fibrillazioni dovute al sostanziale annientamento della famiglia criminale NOTARANGELO a seguito della sanguinosa faida scissionistica scoppiata nel periodo 2015–2019 dopo l’epurazione dei vertici di quest’ultima famiglia, nella quale si sono registrati omicidi, ferimenti, lupare bianche e cambi di schieramento tra i due contrapposti gruppi RADUANO e IANNOLI-PERNA. Le vicende delittuose che hanno interessato i sopracitati gruppi sono state documentate nell’operazione “Bohemian Rapsody” del 9 agosto 2021 condotta dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri che ha permesso di individuare uno degli autori degli efferati delitti di omicidio e tentato omicidio consumati il 25 aprile 2018 rispettivamente ai danni di un elemento contiguo al clan RADUANO e di altro soggetto di spicco dello stesso gruppo criminale.

Il quadro indiziario descrive uno spaccato criminale nel quale era centrale l’operatività dei sodalizi soffermandosi sul particolare momento di fibrillazione, “conseguente al tentativo delle fazioni di acquisire il controllo delle attività illecite gestite sul territorio, che è alla base dell’omicidio attuato quale risposta ad altri precedenti agguati a partire da quello, fallito in danno…” del boss dei RADUANO. Nella costa viestana il monitoraggio dei fenomeni criminali relativi alle infiltrazioni nel settore economico trova riscontro nel sequestro anticipato finalizzato alla confisca a carico di un pregiudicato orbitante nei circuiti relazionali del boss NOTARANGELO ucciso in un agguato mafioso nel 2015. L’esecuzione ha riguardato beni immobili e mobili, società e rapporti finanziari per un valore di 1 milione e 400 mila euro.

Sotto il profilo evolutivo il tessuto criminale garganico sembrerebbe aver ripreso nuovo slancio con il clan TARANTINO di San Nicandro Garganico (FG) grazie al raggiungimento di un nuovo equilibrio dovuto sia al sopraggiungere di inedite saldature e legami familiari soprattutto con i MONTANARI, sia al superamento dei contrasti legati alla storica faida con l’opposta fazione dei CIAVARRELLA. Tale situazione potrebbe rappresentare elemento di criticità atteso che il territorio sannicandrese funge da cerniera per la varie propaggini criminali così come è emerso nell’operazione “Levante” del 10 settembre 2021 che ha consentito di disarticolare un gruppo dedito allo spaccio di marijuana, hashish e cocaina attivo nei territori di Cagnano Varano, San Nicandro Garganico e Rodi Garganico.

In un contesto macro-criminale di complessa eterogeneità come quello garganico i territori di San Marco in Lamis - Rignano Garganico e di San Nicandro Garganico - Cagnano Varano rivestono una fondamentale importanza. La prima area farebbe capo ai gruppi dei MARTINO e dei DI CLAUDIO-MANCINI un tempo in forte contrapposizione fra loro e ai quali si sarebbero aggiunte nuove figure criminali non più inquadrabili nelle vecchie gerarchie essendo probabilmente divenute nel tempo punti di riferimento locali dei sodalizi di Foggia, San Severo e del Gargano.

Il comprensorio di San Nicandro Garganico e Cagnano Varano invece è caratterizzato dalla convergenza delle influenze della criminalità garganica, foggiana e sanseverese e vede la posizione dominante dei MONTANARI nel traffico di droga e che ha assunto una posizione di rilievo anche per le coltivazioni di marijuana. Il predominio del clan LI BERGOLIS non accenna ad indebolirsi neanche nel territorio di San Giovanni Rotondo che rappresenterebbero una zona di raccordo di fondamentale interesse strategico soprattutto nell’illecito settore degli stupefacenti. Le formazioni mafiose sanseveresi continuano ad animare lo scenario dell’intera provincia dauna registrandosi ancora l’atavico legame mafioso tra il boss dei MORETTI-PELLEGRINO- LANZA e il clan LA PICCIRELLA. Significative al riguardo sono le motivazioni delle sentenze depositate nel semestre in esame e relative al processo “Ares” (2019) che nel comminare oltre due secoli di reclusione agli imputati confermano quanto ipotizzato nella fase di esecuzione riconoscendo per la prima volta l’esistenza di un’associazione mafiosa nella città di San Severo. In un contesto delinquenziale già connotato da faide sanguinose (2015-2019), le cruenti contrapposizioni interne ai sodalizi e i vuoti di potere criminale conseguenti alle attività di contrasto delle Autorità hanno inciso sugli equilibri tra i diversi clan. Non si può escludere che ciò potrebbe tradursi in una sorta di metamorfosi delle consorterie che potrebbe favorire il passaggio dall’attuale assetto strutturale orizzontale verso una possibile futura composizione maggiormente unitaria e verticistica. Peraltro la criminalità organizzata sanseverese, privata di quasi tutti i vertici storici, avrebbe lasciato ampi spazi ai tentativi di affermazione di nuove leve criminali.

Si cita il caso di un pregiudicato i n a scesa n el p opoloso q uartiere d i S an B ernardino e che avrebbe preso le redini della storica famiglia SPINAZZOLA-DELLA FAZIA da tempo egemone in quell’area e intorno alla quale orbitano anche i gruppi locali dei COLAPIETRA  e DE CESARE-RUSSI. Ancora dall’operazione “Coffee Shop” condotta dalla Polizia di Stato il 27 ottobre 2021 e incentrata sullo spaccio di sostanze stupefacenti nel predetto rione di San Severo è emerso che attorno al gruppo criminale capeggiata da due figure storiche della criminalità sanseverese orbitavano anche nuove leve. L’apice dell’instabilità degli equilibri locali è stato raggiunto con i due eclatanti omicidi avvenuti in città a distanza di un mese l’uno dall’altro. I due agguati oltre ad avere una verosimile correlazione hanno destato un grave allarme sotto l’aspetto dell’ordine e sicurezza pubblica avendo procurato anche il ferimento di due minori. In tale quadro un ruolo non marginale sembrano rivestire le nuove leve determinate ad assumere il controllo del florido mercato degli stupefacenti che rende la città punto nevralgico dell’intera area provinciale ed extraregionale. Sotto questo profilo si segnala l’arresto in flagranza di reato operato l’11 agosto 2021 dai Carabinieri di un pregiudicato calabrese da sempre dedito al malaffare e vicino alla ’ndrina egemone nel territorio del comune di Delianuova (RC) e nota come “ITALIANO-PAPALIA”. Nell’Alto Tavoliere e precisamente ad Apricena (FG) sembrerebbero registrarsi segnali di slancio del gruppo PADULA-CURSIO contrapposto ai DI SUMMA-FERRELLI grazie al carisma di alcune figure criminali capaci di interagire in tutto il territorio della provincia foggiana.

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