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Taranto, concerto del 1. Maggio. Riondino: "Ci meritiamo una bellissima festa"

L'attore tarantino ha curato la direzione artistica dell’evento insieme ad Antonio Diodato e Roy Paci e, insieme, hanno cantato "Power of the people" di John Lennon

«Dopo due anni chiusi in casa ci meritiamo una bellissima festa dei lavoratori, qui è il posto ideale. Taranto vuole fare la differenza nei contenuti. Noi, accanto a una offerta artistica importante, presentiamo anche un’offerta di contenuti necessari. Oltre alla vertenza Taranto ce ne sono tante altre e sono tantissime le voci che hanno bisogno di un microfono. Noi mettiamo a disposizione il nostro». Lo ha detto Michele Riondino, che cura la direzione artistica dell’evento insieme ad Antonio Diodato e Roy Paci, aprendo a Taranto il concerto dell’Uno Maggio Libero e Pensante, organizzato dall’omonimo comitato di cittadini e lavoratori.

«Il capoluogo ionico - ha osservato Riondino - non è contro l'industria, ma le macchine degli italiani non dovrebbero essere costruite sulla pelle dei tarantini, abbiamo già dato». Sono già tantissime le persone che hanno raggiunto il parco archeologico delle mura greche per assistere alla manifestazione, la cui prima edizione risale al 2013.
L’evento, presentato da Martina Martorano, Serena Tarabini e Andrea Rivera, è iniziato con le esibizioni delle 4 band emergenti selezionate da una giuria di esperti nell’ambito del contest Destinazione unomaggio. Tra gli artisti attesi sul palco Gianni Morandi, Ermal Meta con Giuliano Sangiorgi, Gaia, The Zen Circus, Giovanni Caccamo, Ditonellapiaga, Giovanni Truppi, Margherita Vicario, Fabio Celenza, Cosmo, Fabrizio Bosso e Chiara Galiazzo, Calibro 35, The Niro, Veleno con i Tre allegri ragazzi morti, Don Ciccio African Party, Eugenio in via di Gioia, Francesco Forni, Med Free Orkestra con Melancholia, Erica Mou, N.A.I.P., Terraross e 99 posse. Previsto anche un monologo sul lavoro di Andrea Pennacchi.

«Gli artisti a Taranto - ha sottolineato ancora Michele Riondino - non hanno un paracadute, non hanno protezioni particolari come magari in altri eventi. Le case discografiche si spaventano a mandare gli artisti qui, ma gli artisti voglio venirci perché è un evento ancora selvaggio, è ancora vivo, è ancora vero».
La musica farà da megafono alla voce degli attivisti che interverranno dal palco per condividere e discutere i temi politici intorno ai quali è nata la manifestazione: lavoro, giustizia sociale e ambientale, la parità di genere e la pace. Tra gli invitati Luisa Impastato, Aboubakar Soumahoro, Cecilia Strada, Raffaele Crocco, Stefania Barca, Mario Pansera, Cristina Mangia, Valentina Petrini, Roberto Lucchini, attivisti e lavoratori giunti da ogni parte d’Italia per raccontare le loro vertenze.

«Noi qui a Taranto mangiamo fossile, respiriamo fossile, lo stesso fossile con il quale si costruisce il vostro acciaio. In questo processo industriale ci finiamo noi tarantini, operai, cittadini, donne, bambini, anziani, casalinghe, impiegati, commercianti, disoccupati, ci finiamo tutti dentro. Il vostro acciaio, l’acciaio che l’Italia richiede a Taranto, porta i nostri nomi». E’ un passo del documento letto dall’attore tarantino Michele Riondino in apertura del concertone. «Anche noi - ha proseguito - vorremmo che l’Italia potesse mantenere il proprio fabbisogno di acciaio, ma siamo per un sistema industriale innovativo, che guardi al futuro, che rispetti la vita umana e la qualità dei diritti essenziali dell’uomo: il diritto alla salute, il diritto al lavoro, il diritto alla scuola, il diritto a respirare aria pulita, il diritto a un sistema sanitario che funzioni e che sia adeguato alle richieste della cittadinanza».
Nei due anni di pandemia, ha affermato ancora l’attore, «siamo stati costretti a vivere un’esperienza già ben nota a noi tarantini: proteggerci dall’aria. E mai avremmo voluto condividere con voi questo tipo di esperienza. Fino a 71 giorni fa, tanto è passato dall’inizio della guerra in Ucraina, c'era un pudore per cui non si poteva dire apertamente che a Taranto bisognava aumentare la produzione dell’ex Ilva, bisognava andarci cauti, non dare la sensazione ai tarantini che non ci si preoccupasse di loro». «Si facevano le leggi - ha chiosato Riondino - in modo tale che la produzione potesse aumentare ma senza darlo troppo a vedere. Con lo scoppio della guerra è saltato anche questo pudore. Adesso ancora andremo a carbone, andremo ancora a gas ma questo noi non ce lo possiamo permettere».
Dopo la lettura del documento, i tre direttori artistici Riondino, Diodato e Paci hanno cantato insieme «Power of the people» di John Lennon.

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