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Piano casa impugnato dal Governo, è scontro con la Regione Puglia

A difendere il provvedimento è il presidente della commissione Bilancio, Fabiano Amati: "Il Consiglio regionale ha fatto di tutto per mantenere in piedi questo strumento di eco-edilizia"

Fabiano Amati

“Si tratta di sleale collaborazione. Il Ministero delle Regioni ha accolto le obiezioni ideologiche dei burocrati del Ministero della Cultura sul Piano casa e così facendo ha varato la povertà di uno dei più imponenti settori produttivi pugliesi. Mi spiace tanto". Esplode una polemica ferocissima fra la Regione Puglia e il Governo sul rinnovo del Piano Casa, approvato a novembre scorso dal Consiglio regionale pugliese ma ora impugnato davanti alla Corte Costituzionale.

A difendere il provvedimento è il presidente della commissione Bilancio, Fabiano Amati, promotore della misura: "Il Consiglio regionale - scrive - ha fatto di tutto per mantenere in piedi questo strumento di eco-edilizia, legalità e piatti a tavola, purtroppo invano. Ma come mai in questo Paese non si può mai fare nulla di buono a cominciare dalla collaborazione leale tra Stato e regioni per favorire la produzione? Un tempo c’era la sinistra e la destra che tra le priorità politiche avevano il tetto sul capo e il cibo sul tavolo. Oggi il valore vincente non è la tutela del suolo incontaminato ma la conservazione di tutto l’esistente, compresi gli immobili fatiscenti, facendo leva sul concetto culturale di paesaggio come riedizione della lotta di classe. È stata impugnata la mera proroga a tutto il 2022 del Piano casa, mettendo di fatto fine all’efficacia di uno strumento che interviene sugli edifici esistenti, evitando il consumo di suolo, obbliga all’uso di materiali per il risparmio energetico, elimina la necessità di presentarsi con il cappello in mano ai sindaci e ai dirigenti degli uffici tecnici, favorendo la legalità, e produce migliaia di piatti a tavola. E tutto questo perché, si sostiene proprio così, il paesaggio complessivo potrebbe essere stravolto anche se il Piano casa non si applica nelle aree paesaggisticamente tutelate. Una frase profondamente illogica, perché tendente a sostenere la tutela del paesaggio dove paesaggio tutelato non c’è, un concetto equivalente a decine di paradossi: la punizione di un reato per un reato non commesso; la navigazione di un fiume su un fiume immaginario; il lauto pranzo per osservare il digiuno. Adesso non so francamente cosa potrà succedere”.

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