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Baritech, incontro Cgil-task force regionale dopo l'apertura della crisi per cercare soluzioni

Tentare di riassorbire il personale dopo corsi di formazione e riqualificazione. È quanto chiede Gigia Bucci, segreteria generale della Cgil Bari, dopo la notizia della crisi che sta attanagliando la Baritech, ex Osram, azienda nella zona industriale che per decenni ha prodotto lampadine e che nell’ultimo anno si è specializzata nel tessuto delle mascherine anti covid. A rischio ci sono 140 posti di lavoro. L’azienda Martur, interessata a subentrare, ha avviato attraverso Porta Futuro la selezione di ingegneri per il centro di ricerca e operai richiesti dall’azienda, di fatto tagliando fuori gli attuali dipendenti, che rischiano il posto di lavoro per mancanza di professionalità richieste dalla multinazionale turca dell’automotive.

"I soldi pubblici, nonché l’impegno che la Regione mette attraverso le sue risorse", commenta Gigia Bucci, "devono essere utilizzati per riassorbire il personale attraverso percorsi di formazione e riqualificazione. Si tratta di competenze che non possono essere perse. Non possiamo permettere che nella nostra area industriale arrivino veri e propri predatori a fare investimenti, utilizzare risorse pubbliche per poi aprire una guerra fra poveri, ossia fra i padri ultracinquantenni fuori dai cancelli che avranno perso il lavoro e i figli che entreranno, le cui professionalità sono rispondenti ai profili che la nuova azienda ha richiesto e per cui sta procedendo con le selezioni del personale. Questa cosa è inammissibile. L’area industriale di Bari che molti dicono sia piena di lavoro, è invece satura di crisi, piena di problemi occupazionali derivanti proprio da queste multinazionali che vengono, investono col ricatto di scegliere chi dicono loro a lavorare, e per mancanza di commesse, liquidano le società e mandano a casa centinaia di dipendenti. Devono intervenire responsabilmente istituzioni e politica- conclude Bucci -  ma sono anche e soprattutto le imprese che vanno richiamate ad una responsabilità sociale che stanno dimostrando di non avere, perché nel momento in cui fanno un investimento devono dar conto al territorio e alle persone che abitano quel territorio".

"Occorre maggiore flessibilità nel negoziato tra Baritech e tutti i manifestatori di interesse che approcceranno all’ipotesi di reindustrializzazione", spiega Leo Caroli a capo della Task force regionale, "perché si rischia che la rigidità dell’uno scontrandosi con quella dell’altro, porti ad un vero e proprio fallimento. Occorre un comune obiettivo: l’avvio di nuove attività anche diversificate in quel sito produttivo e la ricollocazione dei dipendenti. Oltre questo ribadisco che abbiamo bisogno di nuove misure che rendano attrattiva la reindustrializzazione. Queste misure non possono che essere pubbliche e a carico della Regione. Un pacchetto “made in Puglia” che accompagni i lavoratori verso la riqualificazione e renda sostenibile l’impegno di reindustrializzazione da parte degli investitori".

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