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Violenza sessuale a ragazzine durante la lezione, in manette gestore di un maneggio

L'uomo, 65enne, avrebbe fatto toccare a una delle ragazzine le parti intime del cavallo per poi portarle la mano sul muso per farle sentire l’odore. E subito dopo le avrebbe sbottonato il pantalone per palpeggiarla

Una bambina di nove anni ed una ragazzina di 13 anni sarebbero state palpeggiate durante le lezioni di equitazione tenute in un maneggio fra le provincie di Brindisi e Lecce. Con l’accusa di violenza sessuale continuata ed aggravata dalla minore età delle vittime, nel tardo pomeriggio di ieri i carabinieri hanno arrestato e condotto nel carcere di Lecce un uomo di 65 anni, gestore del maneggio.

L’indagato, peraltro, era sottoposto al divieto di avvicinamento alla bambina ed ai suoi genitori perché - questa l’accusa - avrebbe cercato ripetutamente di contattarli prima che la ex piccola allieva riferisse nell’incidente probatorio (ha la valenza della testimonianza in aula, congela la prova e si svolge con una serie di tutela per la vittima) in cosa si sarebbero trasformate quelle lezioni di equitazione. È difeso dall’avvocatessa Francesca Conte.

Le accuse, i fatti e le circostanze sono sintetizzate nell’ordinanza di custodia cautelare della giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Alessandra Sermarini, dove sono confluite le indagini condotte dal pubblico ministero della Procura di Brindisi, Paola Palumbo e del collega di Lecce Luigi Mastroniani.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’allieva più piccola avrebbe subito per due anni consecutivi gli abusi sulla sua sessualità, sulla sua infanzia e sul diritto di crescere serena e felice. L’altra allieva, quella di 13 anni, di lezioni di equitazione ne avrebbe fatte appena quattro con il maestro accusato ora di essere un pedofilo: l’ultima quella in cui si sarebbe vista mettere le mani addosso, fra le altre cose. Ed una volta rientrata a casa sarebbe esplosa in tutta la rabbia e l’indignazione chiedendo ai genitori, in lacrime, di denunciarlo.

Ha raccontato, questa ragazza, di avere raggiunto una pineta in sella al cavallo montato al maneggio ed una volta lì il maestro l’avrebbe messa davanti ad una scelta: vuoi creare un rapporto empatico con il cavallo? O vuoi usare il frustino? Lui le avrebbe consigliato il rapporto empatico. E come contraddire il maestro? Anche perché non poteva lontanamente immaginarsi in cosa sarebbe consistita quella particolare tecnica. Segreta, avrebbe sottolineato il maestro. Una volta avuto l’assenso le avrebbe afferrato il polso per farle toccare le parti intime del cavallo per poi portarle la mano sul muso per fargli sentire l’odore. Sarebbe stato solo l’inizio di una esperienza terribile per la giovane allieva: il maestro subito dopo le avrebbe sbottonato il pantalone per palpeggiarla ma con il risultato di vederla ritrarsi immediatamente.

Una delusione, per quell’uomo - racconta l’ordinanza di custodia cautelare - tanto da cercare di farla sentire in colpa: così non mi fai fare lezione, le avrebbe detto. Sulla bambina di nove anni l’indagato invece sarebbe riuscito ad imporre uno stato di soggezione per costringerla a subire le violenze e a non rivelare nulla. Ricattandola: la mamma non ti vorrà più bene, avrai problemi con i tuoi genitori. Regalandole bigiotteria, soldi e cioccolato. Con il risultato di riuscire a farle tenere tutto nascosto nei suoi pensieri e nei suoi turbamenti e a non svelare nulla degli abusi che avrebbe subito nell’auto e nella casa del maestro, nonché nella roulotte del maneggio. Tuttavia i genitori si accorsero che fosse diventata più taciturna, il rendimento scolastico era peggiorato e la loro bambina aveva perso quella serenità che l’aveva caratterizzata. La svolta quando la madre trovò una lettera indirizzata ad un’amica che parlava di un segreto inconfessabile: le chiese conto, le disse di fidarsi che poteva riferirle qualsiasi cosa. E lei le parlò del maestro di equitazione.

 

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