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In Puglia mancano lavoratori agricoli italiani e stranieri. Coldiretti lancia l'allarme

E’ stata la Coldiretti Puglia a sollevare il grave problema che angoscia la Puglia intera e la Capitanata in particolare. Sono state perse, infatti, dalle 30 mila alle 35 mila ore di lavoro perché mancano lavoratori agricoli italiani e stranieri. Nel settore agricolo la Puglia assorbe in media un milione e duecentomila occupati, secondo gli ultimi dati ufficializzati. La definitiva archiviazione del green pass ha in buona parte salvato i raccolti agricoli garantiti in Italia dalla presenza nelle campagne di lavoratori di altre nazionalità che rischiavano di essere bloccati da ‘cavilli’ burocratici e costi gravanti su regole sanitarie di vario tipo o dall’uso nei paesi di provenienza di vaccini non riconosciuti in Italia.

Coldiretti Puglia chiede di rendere il più celere possibile il rilascio dei nulla osta utili per consentire ad una marea di lavoratori extracomunitari di venire in Italia per salvare le nostre imprese agricole. "Le braccia straniere che servono in Puglia ordinariamente sono poco meno di 40 mila e coprono circa il 23% delle giornate di lavoro - sottolineano da Coldiretti Puglia - . A ciò va aggiunta una grande difficoltà a reperire anche manodopera italiana. Quanto agli stranieri, si tratta perlopiù di lavoratori a tempo determinato che, ultimato il lavoro stagionale per la raccolta di prodotti del ‘made in Italy’, ritornano nei paesi d’origine in attesa di essere ricontattati l’anno dopo. Un freno negli ultimi mesi era stato posto a queste assunzioni stagionali, dai green pass ottenuti in altri paesi con vaccini per l’Italia di dubbia efficacia". Lavoratori servono alle imprese italiane soprattutto per i lavori nelle stalle ma anche per la raccolta di pomodori, carciofi ed asparagi. "E’ ribadito che almeno il 25% dei prodotti di Puglia e di Capitanata viene raccolto da mani straniere - rimarcano da Coldiretti Puglia -. Un’ancora di salvataggio dei nostri prodotti potrebbe arrivare legislativamente dando la possibilità a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter essere impiegati nei campi con una corposa semplificazione del lavoro agricolo.

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