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Detenuto si impicca in cella, allarme nel carcere di Foggia: secondo caso in due settimane

Il sindacato Sappe ha sottolineato la grave situazione della casa circondariale, arrivata "a più del 170% dei posti disponibili"

Un altro suicidio nel carcere di Foggia. A distanza di appena due settimane dall’ultimo caso, un altro detenuto 62enne, con fine pena 2027 per maltrattamenti in famiglia, si è tolto la vita impiccandosi con una rudimentale corda, che ha appeso alla finestra della stanza. “Purtroppo aveva poche chance di essere salvato, nonostante la professionalità, il coraggio e l’abnegazione dei poliziotti di Foggia - fanno sapere dal Sappe, il sindacato della polizia penitenziaria -. A quell’ora, circa le 5 del mattino, un solo agente deve gestire più sezioni detentive e non può essere contemporaneamente in ogni luogo. Fino a qualche anno fa ci si indignava, ci si interrogava anche sui mass media nazionali, ora più niente ,qualche riga nella cronaca locale e avanti il prossimo. Eppure questo è l’ennesimo episodio di una tragedia continua, che ha responsabilità molto precise, a partire da chi ha voluto consegnare le carceri italiane all’anarchia. Ci riferiamo alla politica e al DapP che nei fatti hanno smantellato la sicurezza nelle carceri, e l’attività di controllo e gestione dei detenuti”.

“Da mesi se non anni - continuano - denunciamo la grave situazione di sovraffollamento del carcere di Foggia che è arrivato più del 170% dei posti disponibili, nonostante i gravi eventi che due anni fa hanno portato all’evasione di 73 detenuti, a cui si contrappone la grave carenza di poliziotti che devono gestire più posti di servizio contemporaneamente. Da allora non c’è stato nessun intervento, anzi le cose sono peggiorate. Tutto ciò costringe i poliziotti a lavorare per 8-12 ore continuative, con carichi di lavoro massacranti in violazione di norme e leggi dello stato italiano.

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