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La Regione Puglia frena gli sprechi nella spesa farmaceutica

Negli ultimi due anni è costato 263 e 220 milioni in più rispetto alla copertura assicurata dallo Stato. Il Consiglio regionale ha approvato, a maggioranza, il provvedimento che prevede la rimozione dei direttori generali

Fabiano Amati

La Regione Puglia prova a porre un freno alla spesa farmaceutica delle Asl. Uno spreco che negli ultimi due anni è costato alla Regione 263 e 220 milioni in più rispetto alla copertura assicurata dallo Stato. Il Consiglio regionale ha approvato, a maggioranza, il provvedimento che prevede la rimozione dei direttori generali in caso di mancato rispetto dei limiti stabiliti.

“Il dovere di offrire salute - ha dichiarato il consigliere del Pd Fabiano Amati, proponente della legge insieme ad Antonio Tutolo - non corrisponde al diritto di sprecare, perché le risorse sprecate potrebbero essere impiegate per servizi allo stato carenti. Nel 2020 il Fondo Sanitario Nazionale ha assegnato alla Puglia 7.909.197.395 euro. Per gli acquisti diretti dei farmaci (al netto dunque dei gas medicali) il tetto massimo era ed è pari al 6,69 per cento, dunque 529.125.306 euro. Le Asl hanno speso, nel 2020, invece 792.933.887 euro, con uno scostamento di 263.808.582 euro. E nel 2021 non sta andando certo meglio, con uno spreco di circa 220milioni. Non diversa la situazione nell’acquisto diretto da parte delle Asl dei gas medicali. Il raffronto tra i primi quattro mesi del 2020 e i primi quattro mesi del 2021 non ha molti margini di variazione. Tetto massimo sul FSN stabilito lo 0,20 per cento. In quei primi quattro mesi del 2020– unici dati ad oggi a disposizione per il raffronto – su un tetto di 5.248.043 euro ne sono stati spesi 9.224.958, con uno scostamento negativo di 3.976.914 euro. Nello stesso periodo di riferimento per il 2021, su un tetto con la stessa percentuale pari a 5.272.798 euro ne sono stati spesi 9.348.116 euro, con uno scostamento negativo di 4.075.318 euro. La situazione è dunque particolarmente grave, per cui c’è la necessità di adottare misure drastiche".

"La nostra proposta divenuta oggi legge prevede dunque una maggiore responsabilizzazione dei manager delle aziende sanitarie - ha continuato Amati - i quali devono sapere che la mancata adozione di atti di contenimento della spesa comporta la decadenza dall’incarico per dettato di legge. Non si tratta ovviamente di una criminalizzazione, poiché vorremmo che l’approvazione della legge coincida con la soluzione del problema e che quindi non ci sia bisogno di far decadere i direttori generali. Facciamo infatti affidamento sul dato d’esperienza che gli uomini prestano maggiore attenzione alle attività per cui vengono adibiti quando il mancato raggiungimento degli obiettivi può far scattare una conseguenza di carattere diretto, come appunto lo è la decadenza”.

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