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Bari, terrorismo: uno degli arrestati era assunto nell'ufficio tecnico del comune

Tra i 4 albanesi oggetto di custodia cautelare, anche Elsio Ramku, 34 anni, ai domiciliari, che con la cittadinanza italiana aveva partecipato a un concorso pubblico

Il Comune di Bari

"Elsio Ramku, avendo acquisito la cittadinanza italiana ha potuto partecipare a un concorso pubblico indetto dal Comune di Bari risultando attualmente assunto presso l'ufficio tecnico dell'ente comunale". E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi dalla Digos di Bari nei confronti di 4 cittadini albanesi nell'ambito dell'inchiesta coordinata dalla Dda barese sul terrorismo internazionale.

Elsio Ramku, 34 anni, è finito ai domiciliari, assieme a Roland Leshi, 38 anni, che "lavorava nel settore agricolo riscuotendo la fiducia dei vari datori di lavoro italiani che gli affidavano i propri terreni".

Avrebbero raccolto e inviato denaro per finanziare in Albania l'attività terroristica dell'Imam della Moschea "Xhamia e Letres" a Kavaje (Tirana), Genci Abdurrahim Balla, ritenuto vicino all'associazione Isis Daesh e già condannato a 17 anni di reclusione per aver reclutato decine di combattenti inviati in Siria.
E' l'accusa della Dda di Bari nei confronti di 4 cittadini di origine albanese residenti nel Barese, arrestati oggi dai poliziotti della Digos.
Agli arresti domiciliari sono finiti Yljan Muca, 31 anni, Roland Leshi, 37 anni, Elsio Ramku, 33 anni, Roland Belba, 37 anni, residenti tra Bari, Adelfia e Rutigliano.
Muca sarebbe stato il promotore dell'iniziativa di raccolta del denaro, Leshi e Ramku avrebbero avuto il ruolo di intermediari e Belba, cognato di Muca, con la complicità di altre due persone in Albania, avrebbe materialmente trasferito i soldi attraverso canali non tracciabili e, in un caso, trasportando il denaro in un borsone nascosto in un camion a bordo di un traghetto. Negli ultimi due anni sono stati documentati viaggi ogni due mesi. I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra maggio e luglio 2020. All'indagato Muca è contestato anche il reato di apologia di terrorismo per aver diffuso tramite una chat whatsapp, la stessa sulla quale avrebbe lanciato la raccolta di denaro, il link di un video sull'arresto di 40 sospetti affiliati all'Isis "con la raffigurazione delle effigi di alcuni Imam, tra cui Genci Abdurrahim Balla - si legge negli atti - , con conseguente rievocazione ed esaltazione della condotte commessi da questi e delle ragioni della detenzione con presa di distanza dall'azione della polizia".

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