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Bosch a Bari, lavoratori in protesta contro i 700 esuberi

Il sit-in, organizzato da varie sigle sindacali, si è svolto davanti ai cancelli dell'azienda e ha partecipato circa il 99% dei dipendenti

«Stiamo portando i lavoratori in piazza e non ci fermeremo davanti a questa inerzia dell’azienda rispetto a un piano industriale che possa contemperare una politica di sviluppo vera per l’azienda e il territorio e garantire la buona occupazione per tutti questi lavoratori che per anni hanno dato la loro professionalità e competenza». Lo ha detto il segretario generale Cgil Puglia, Pino Gesmundo, durante la manifestazione dei lavoratori davanti ai cancelli della Bosch, nella zona industriale di Bari, per protestare contro l'annuncio di 700 esuberi. Al sit-in partecipano tutte le sigle sindacali, Cgil Cisl e Uil, e il sindaco metropolitano di Bari Antonio Decaro.
"Chiediamo un tavolo dove si mettano le carte in chiaro e si avvii un processo vero di rilancio dell’azienda - ha detto Gesmundo - non siamo disponibili ad alcun tipo di razionalizzazione in termini di occupazione, di investimento e di sviluppo del territorio, che ha dato molto a questa azienda. Chiediamo quindi all’azienda di confrontarsi con noi seriamente, sapendo che anche la Regione è nelle condizioni di mettere a disposizione strumenti perché possa restare un territorio attrattivo e continuare a mantenere l’insediamento».

La quasi totalità, circa il 99% dei lavoratori, dei dipendenti del sito Barese di Bosch, oggi è stato fuori dai cancelli in un sit-in promosso da Fim, Fiom, Uilm e Ugl. La notizia data dalla multinazionale tedesca di 700 esuberi, ha gettato tutti nello sconforto: «Siamo qui - hanno detto i lavoratori - per chiedere a Bosch di ritirare la dichiarazione di esubero e per rivendicare un piano industriale non solo per il mantenimento dei livelli occupazionali, ma anche per il rilancio dello stabilimento. Bosch in tutto il mondo fa investimenti importanti per le tecnologie green: chiediamo di fare altrettanto a Bari».

Quello che si attende, al momento, è un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico, che possa mettere tutti gli attori coinvolti attorno a un tavolo: «Questa è la prima risposta che noi diamo rispetto all’indifferenza da parte dell’azienda - ha detto Donato Pascazio, segretario Fim -. Auspico che al più presto ci sia la data fatidica dell’incontro al Mise: dobbiamo capire cosa hanno intenzione di fare con lo stabilimento di Bari».

C'è bisogno di conoscere «quale sarà la nuova identità del sito e questo deve dircelo Bosch - ha rimarcato il segretario Uilm, Riccardo Falcetta -. Stiamo pagando a caro prezzo il cambiamento verso la transizione ecologica e la mancanza di una programmazione rispetto ai fondi del Pnrr. E’ chiaro - ha aggiunto Falcetta - che con il passaggio dal motore endotermico alla macchina elettrica, il cuore del motore diventa elettronico e ci vorrà formazione. Ma prima di iniziare ad impostare una strategia, Bosch si deve esprimere: a Bari è nato il common rail, che ha dato 450 mila posti di lavoro e continua a produrre utili, credo che tutti i lavoratori di questa azienda meritino rispetto».
I dipendenti, inoltre, hanno mandato un messaggio alle istituzioni: «Vigilino su quanto fa Bosch e mettano a disposizione le risorse per mantenere i lavoratori, durante l’eventuale fase di transizione con ammortizzatori sociali ad hoc e corsi di formazione, per dare la possibilità ai lavoratori di essere aggiornati sulle nuove tecnologie».

Primo segnale di vicinanza è arrivato dal sindaco di Modugno, Nicola Bonasia: «E' importante che le istituzioni siano megafono dei diritti dei lavoratori, per consentire loro di immaginare un futuro nel loro territorio che passi, se necessario, anche attraverso la riconversione del sito. Saremo, dunque al loro fianco - ha concluso il primo cittadino - in ogni sede per chiedere ammortizzatori sociali e un piano di investimenti serio che permetta a questa gloriosa azienda di continuare a brillare nella zona industriale di Bari-Modugno».

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