Esperti della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Lecce hanno recuperato stamani il teschio scoperto casualmente il 10 dicembre scorso nella grave degli Appestati di Fasano, a circa 50 metri di profondità, durante le riprese di un documentario sulle cavità carsiche pugliesi. Il reperto sarà ora esaminato in laboratorio dall'antropologa Elena Dellù che con il collega Roberto Rotondo e Cristina Ancona e con l'assistenza dei volontari del Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Spelelologico hanno riportato alla luce il cranio.
Accanto al teschio, semisommerso nel terriccio nella parte più profonda della grotta, non sono state trovate altre ossa. Occorreranno quindi altri studi per risolvere quello che sinora rimane un mistero. Il primo esame visivo, infatti, non è stato sufficiente per accertare il sesso e l'età del cranio, risalente comunque ad alcuni secoli fa. Neppure ci si spiega come sia finito in fondo alla grave. Potrebbe essere rotolato, già scheletrito, dalla ripida china di pietre che lo sovrastava o portato in quel punto da qualche animale sopravvissuto alla caduta nella grave. Tutte le ipotesi restano per ora aperte e sono al vaglio dell'antropologa Elena Dellù, un'esperta che è tra l'altro la responsabile della grotta di Altamura in cui è stato trovato il famoso teschio preistorico incastonato nella roccia e ben più antico di quello di Fasano. L'assistenza tecnica per la discesa nella grave è stata prestata dagli speleologi del Soccorso Alpino di Castellana, guidati da Gianni Grassi, e tutta l'operazione si è svolta sotto la supervisione dei carabinieri della Compagnia di Fasano delegati dal sostituto procuratore di Brindisi dott. Montinaro.
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