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Foggia, falso calciatore adescava minori sui social: arrestato un 48enne

L’uomo, a quanto accertato, avrebbe indotto minori a compiere atti sessuali traendole in inganno sulla sua identità e età anagrafica, creando profili social e di messaggistica con foto di quindicenne fingendo di essere altra persona, e di averle indotta a inviargli video e foto che le ritraevano in atteggiamenti sessuali

Un uomo di 48 anni è stato arrestato al termine di una operazione condotta dai poliziotti dei Compartimenti Polizia Postale e delle Comunicazioni «Puglia» e «Piemonte» per i reati di violenza sessuale e pornografia minorile.

Il "modus operandi"

L’uomo, a quanto accertato, avrebbe indotto una minore a compiere atti sessuali traendola in inganno sulla sua identità e età anagrafica, creando profili social e di messaggistica con foto di quindicenne fingendo di essere altra persona, e di averla indotta a inviargli video e foto che la ritraevano in atteggiamenti sessuali. Analogo comportamento è stato accertato ai danni anche di alcune altre minori, tratte in inganno con lo stesso espediente. L’uomo si fingeva calciatore delle giovanili e si era costruito un falso profilo. Le indagini sono partite dopo una denuncia sporta dalla madre di una minore presso la Sezione di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Foggia.

La denuncia di una madre

In particolare, la madre di una ragazzina di 12 anni ha denunciato di aver trovato all’interno di un cloud collegato ad un account di carattere familiare, condiviso anche dalla minore, delle immagini autoprodotte, senza essere in grado di precisare se tali immagini fossero state inviate ad altri soggetti. Gli accertamenti avviati hanno consentito di accertare che la minore aveva prodotto dei video e delle foto intime che aveva poi inviato, su richiesta, ad un fidanzato virtuale, dichiaratamente romano e 15enne, conosciuto su un noto social network molto diffuso tra i giovanissimi. Il fidanzato aveva raccontato di essere di Milano, ma di vivere a Roma, in quanto giocatore di calcio delle giovanili della Lazio. Inoltre, diceva alla minore che non poteva mostrarsi in volto per regole della società calcistica in cui giocava che glielo avrebbero impedito. La ragazzina raccontava di aver parlato telefonicamente con quella che si spacciava per la madre del minore e di aver visto e parlato in videochiamata con un uomo che diceva di essere l’allenatore del fidanzato allo scopo di avere, in deroga alle fantomatiche regole calcistiche di divieto di avere relazioni sentimentali per i giocatori, il consenso a continuare il rapporto. Ottenuto tale consenso la relazione proseguiva anche attraverso messaggistica.

Le indagini

Hanno permesso di accertare che il presunto allenatore era in realtà l’indagato, che aveva creato e registrato un profilo social spacciandosi per un 16enne giocatore di calcio, ottenendo così l’adesione di circa 1500 tra «follower» e «following», la maggior parte dei quali risultavano essere ragazze minori degli anni 18.

Dalle indagini è poi emerso che l’indagato, utilizzando le medesime modalità, e fingendosi un giocatore delle giovanili della Lazio, aveva adescato più minori in una fascia di età compresa tra i 12 e i 16 anni con le quali manteneva un rapporto virtuale e dalle quali si faceva inviare dei video e foto di natura pedopornografica autoprodotti dalle ragazze. Con una aveva anche concordato un incontro nella sua città e, simulando di essere lo zio del ragazzo, l’aveva invitata a salire in auto per accompagnarla dal nipote, invito fortunatamente declinato dalla minore, recatasi all’appuntamento in compagnia di una sua amica. Perquisizioni informatiche sui dispositivi in uso all’arrestato hanno dato ulteriori conferme con il ritrovamento di screenshot di video di indubbia natura pedopornografica autoprodotti dalle minori e sessioni di chat volte ad instaurare rapporti «sentimentali» con delle minorenni, avvalendosi del profilo ingannevole. Tali immagini erano state conservate dall’indagato ricorrendo alla possibilità di effettuare screenshot di video e file di durata istantanea, inviate attraverso messaggi a tempo dalle minori, che presumibilmente pensavano così di inviare materiale che non avrebbe potuto essere conservato e detenuto.

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